Avete mai sentito dire, magari ai vostri nonni, devo fare l’acqua santa in casa?

Questa espressione non si riferisce altro che alle più note Pulizie di Primavera, dove partendo dai piani più alti della casa, tutto veniva risistemato e pulito come Dio comanda, i pavimenti venivano lucidati, le lenzuola bianche e ricamate, che di solito erano riposte nelle casse panche e mai usate, per l’occasione venivano lavate e sistemate nel letto e tutta casa veniva addobbata di centrini, ma perché veniva fatto tutto questo? Ovviamente per accogliere il Prete che doveva venire a benedire la casa (da qui appunto il detto “fare l’acqua santa” in casa), ma questo rito deriva in realtà da tradizioni ben più antiche.

Il risveglio della Primavera, per le popolazioni celtiche e germaniche, era dovuto alle Dea Ostara protettrice della Natura e della fertilità, e vedeva nel mese di Aprile l’inizio di una serie di rituali propiziatori per la fertilità agricola che si traducevano anche in rituali ierogamici, ossia l’unione sessuale degli individui come rappresentazione sacra della fertilità.

L’Equinozio di Primavera, infatti, era una data significativa non solo a livello astronomico, dato che segnava l’inizio del calendario zodiacale con il segno dell’Ariete, ma, fin dai tempi antichi, veniva considerato anche come un momento di passaggio importante, simbolo proprio di rinascita e fertilità. Il mese stesso prende il nome dalla dea Aprilia, la divinità della primavera, che spesso coincide con la figura di Flora, la dea delle piante e della fioritura, “ministra di Cerere” (nome romano di Demetra).

In molte tradizioni passate, tra cui nel mithraismo, l’antica religione persiana, si attribuiva all’Equinozio di Primavera addirittura la nascita del mondo. Molti sono i miti legati a questo tema, come quello di Mithra appunto, quando dopo aver sacrificato il Toro cosmico, da cui nacquero tutte le piante e gli animali, sugellò la sua amicizia con il Sole offrendogli la carne dello stesso Toro.

Non mancano ovviamente i miti incentrati sul concetto di sacrificio, a cui succede una creazione, una rinascita, come quello di Attis e Cibele. Attis, nato dallo stesso sangue della Dea Cibele volle sposare una donna mortale, ma Cibele lo fece impazzire e per questo Attis si evirò morendo dissanguato ma dal suo sangue nacquero viole, così gli Dei non potendolo resuscitare lo trasformarono in un Pino Sempreverde (raffigurazione dell’Albero Cosmico).

Un altro mito famoso è quello del Dio assiro-babilonese Tammuz, conosciuto come Adone, che dimorava sei mesi all’anno negli inferi, come il sole quando si trova al di sotto dell’equatore celeste (autunno e inverno) e lo si festeggiava a primavera, quando avveniva la sua risalita alla luce ricongiungendosi con la Dea Ishtar, l’equivalente dell’Afrodite greca. Allo stesso modo, nei Misteri Eleusini, festeggiati ad Atene nel mese di Anthesterion (“mese dei fiori”, febbraio-marzo circa), si festeggiava Persefone, la regina degli inferi, che ritornando nel regno dei vivi dopo aver tra­scorso sei mesi nel regno dei morti, rappresentava così col suo ritorno il risveglio della Natura.

Gli inferi, nella visione delle tarde religioni pagane non erano altro che lo scono­sciuto aspetto femminile della divinità, la Dea in cui il Dio sacrificato si immerge per rinascere, ma i nomi di varie dee degli inferi (la nordica Hel, la cananea Sheol) sono passati in seguito ad indicare luoghi ultraterreni di punizione eterna.

Nell’Antica Roma l’equinozio di Primavera era visto un po’ come il nostro capodanno odierno, dato che in questo periodo iniziava il loro anno dando appunto al mese di Marzo l’onore di essere il primo mese dell’anno. Tutto questo fino al 46 D.C. quando Giulio Cesare decise di riformare il calendario Romano in quello Giuliano (attuale) in omaggio al suo fondatore con l’aggiunta dei mesi di Gennaio e Febbraio.

druidi celtici chiamavano la festa di Ostara col nome di “Alban Ellier“, che tradotto significa “Luce della Terra“ per simboleggiare la liberazione della luce solare dai confini tenebrosi dell’inverno. 

Durante i riti celtici, le sacerdotesse devote alla dea accendevano candele e falò per incentivare il sole a sorgere e a perdurare nel cielo per tutta la stagione, oltre che simboleggiare la luce eterna della dea. Ostara infatti, era protettrice e incarnazione dell’alba, e per di più, il fuoco è simbolo di purificazione e rinnovamento. Per richiamare la rinascita della dea dell’alba, le sue sacerdotesse più giovani si vestivano di bianco e, durante alcuni rituali, emergevano dalle grotte come rappresentazione di Ostara.

Da questa tradizione deriva il nostro cero pasquale, che rappresenta sia Cristo Risorto che la colonna di fuoco divino che guidò gli Ebrei in fuga fuori dall’Egitto. Anche la resurrezione di Gesù è un evento che si può paragonare a un “risvegliosolare, in quanto dal buio del sepolcro, luogo associato alle profondità infere della terra, ascende al cielo come il sole in una nuova alba.

Infine, la Dea celebrata nella veste di fanciulla è quasi pronta all’unione con il Dio che verrà celebrata a Beltane. La divinità si diffuse, con relativo culto e usanze festive, in tutta Europa, dove ancora in molte zone è rimasta come usanza l’accensione di grandi falò in cui in passato veniva messa una bambola di frumento o grano fatta durante l’ultimo raccolto del precedente anno, e le ceneri venivano utilizzate per fertilizzare i campi che andavano seminati. Questo rituale è noto come la “notte di Valpurga” ed è festeggiata soprattutto in Germania ed in molti paesi del Nord Europa. L’evento più noto è quello che si tiene nel Parco Nazionale dell’Harz, dove durante la festa è usanza percorrere al tramonto il “sentiero delle streghe”. In quest’area si trova il monte Brocken dove si dice che le streghe vivano ancora.

Nel mese successivo all’Equinozio si festeggiavano ad Atene le Grandi Dionisìe, in onore di Dioniso, Dio morto e resuscitato. La processione compiuta per celebrarlo portava per le strade simulacri di falli, simbolo della fertilità nel suo aspetto maschile.

Sempre dopo l’Equinozio e sempre nel mondo ellenico si festeggiavano anche le Adonìe, le feste della resurrezione di Adone. Bellissimo giovane amato dalla dea Afrodite, venne ucci­so da un cinghiale (forse il dio Ares ingelosito). Collegati ai riti in suo onore erano i “giardini di Adone”, vasi in cui si seminavano cereali e ortaggi che germo­gliavano rapidamente al sole primaverile e venivano poi gettati in mare o nelle sorgenti per propiziare il rinnova­mento della Natura. Tale usanza è sopravvissuta nelle celebrazioni della Pasqua cristiana. Ancora oggi, in molte località d’Italia, si prepara nello stesso modo il cosiddet­to “grano del sepolcro”. La primavera era infatti la stagione per accoppiamenti rituali meno cruenti di quello di Attis: gli hieros gamos, le nozze sacre in cui il Dio e la Dea (personificati spesso da un sacerdote e da una sacerdotessa) si accoppiano per propi­ziare la fertilità. Il Dio Sole inizia a far sentire la sua giovi­nezza e ad accoppiarsi con la giovane Dea della Terra.

Tutti questi miti mostrano l’unione di un simbolismo cosmico, celeste, legato al cammino del sole nel cielo, e un simbolismo terrestre, legato al risveglio della Natura. Ciò riecheggia il sottostante tema del matrimonio fra una divi­nità maschile, celeste o solare, ed una femminile, legata alla terra o alla luna.

I simboli di Ostara

I simboli usati per rappresentare Ostara, oltre al classico uovo (da cui deriva la tradizione pasquale), sono l’agnello (resurrezione), la lepre (simbolo di fecondità) e le farfalle (rinascita).

L’UOVO

L’uovo è il simbolo della Pasqua così come lo è per tante altre mitologie e religioni poiché è considerato simbolo di vita, tant’è che nel folklore egiziano si parla addirittura di uovo cosmico, in quanto si ritiene che lo stesso universo sia nato da un uovo primordiale. Secondo gli Egizi infatti lo stesso Ra, il Dio del Sole, era nato da un uovo deposto dall’Oca del Nilo, la Grande Dea.

Un mito dell’India narra che nella notte dei tempi tutto era immerso nelle tenebre e sepolto in un sonno profondo. L’Assoluto volle creare il cosmo dalla propria sostanza, così creò le acque e vi depose a galleggiare un uovo splen­dente il quale generò al proprio interno Brahma il Creatore, che divise poi l’uovo stesso in due parti, formando la terra e il cielo.

In numerose mitologie l’uovo primordiale, embrione di vita, è il primo essere ad emergere dal Caos. Non sinonimo di confusione o distruzione, bensì di condizione primordiale che contiene la potenzialità di tutte le cose esi­stenti, il Caos è la forza vitale generatrice di tutto ciò che esiste.

In Grecia esisteva un mito più antico: Eurinome, Dea di Tutte le Cose, cioè il Caos primigenio. Per scaldarsi si mise a danzare nuda sulle onde delle acque primordiali e poi strofinò tra le proprie mani il Vento del Nord. Da tale gesto nacque un serpente, Ofione, che si accoppiò con la grande Dea. Eurinome per accoppiarsi con Ofione si tramutò in colomba e dopo l’amplesso depose l’uovo universale, di color argento. L’uovo era la luna, dal quale nacque Eros, dio dell’amore, che portò luce nel cosmo. Anche gli antichi popoli medio-orientali, come babilonesi e sume­ri, credevano alla mitica colomba che sorvolava le acque pri­mordiali del Caos.

Nel mondo celtico i Druidi chiamavano l’uovo cosmico “uovo del serpente” e custodivano talismani fatti a sua immagine, forse ricci di mare fossili, che si diceva posse­dessero qualità miracolose. Una leggenda egizia narra come Kneph, il serpente pri­mordiale produsse l’uovo cosmico dalla propria bocca. Nel mondo greco l’uovo era raffigurato spesso circondato dall’Ouroboros, il mitico ser­pente circolare che si morde la coda, quasi a rappresentare il tempo ciclico nel suo eterno ritorno. Ma il serpente diste­so è il tempo lineare della storia, e così anche l’uovo con la propria forma simboleggia contemporaneamente il tempo cosmico, circolare e ciclico, e quello storico e lineare. Del resto il serpente rappresenta in molte tradizioni la rinascita, come l’uovo.

In Cina era il tuorlo dell’uovo a rappresentare il cielo mentre l’albume era la terra. In altre tradizioni il tuorlo è il dio Sole e il guscio la Dea. L’uovo del mondo deposto da una Dea veniva infatti dis­chiuso dal calore del Sole.

Nell’alchimia l’uovo è il vaso mistico in cui si compie la trasmutazione.

L’uovo contiene simbolicamente in sè il principio della vita e il bipolarismo maschile-femminile del divino (vedi anche lo Shiva Lingam in India e la simbologia dell’Uovo cosmico).

Ostara è il nome germanico della Dea Eostre, simboleggiata dall’uovo (in inglese Easter Egg) e patrona della fertilità.

LA LEPRE

L’animale sacro alla Dea è la lepre e ciò deriva da una leggenda secondo la quale durante un inverno un uccellino pregò la Dea per aiutarlo a sopravvivere così Eostre lo trasformò in una lepre in maniera tale che potesse nascondersi dal gelo in delle tane, così ogni primavera per ringraziare la Dea, l’uccellino che non aveva mai smesso di deporre le uova, ne regalava uno alla sua salvatrice.

Una curiosità è quella che i Celti prevedevano il futuro interpretando il modo di correre delle lepri, considerate così anche un animale divinatorio.

Come molti animali sacri dell’antichità, anche la lepre subì nel Medioevo un processo di demonizzazione e venne ritenuta animale di cattivo auspicio, in cui le streghe si trasformavano. Si pensava che una lepre bianca fosse presagio di morte e abbondarono le storie di ferite inflitte a lepri, ferite rinvenute il giorno dopo su qualche donna. In Cornovaglia si raccontava che le ragazze morte dopo esse­re state abbandonate dai loro innamorati, si trasformavano in lepri bianche per perseguitare i loro amanti infedeli.

Il totem della lepre anche se era considerato lo “spirito familiare” delle streghe, in realtà era un animale sacro in molte tradizioni.

In Britannia le lepri erano associate alle divinità lunari e della caccia e per questo ucciderle e mangiare la loro carne era tabù. Fino a tempi recenti la lepre non veniva mangiata nella regione del Kerry, dal momento che si diceva che mangiare una lepre equivaleva a mangiare la propria nonna!

I Celti abo­livano temporaneamente il tabù all’equinozio primaverile o a Beltane: si trattava di un pasto rituale in cui il corpo dell’ ani­male totemico veniva consumato per partecipare della sua fer­tilità.

Nel folklore delle Isole Britanniche ancora esistono sopravvivenze di questi rituali. Così, ad esem­pio, la Contesa del Pasticcio di Lepre nel villaggio di Hallaton, dove un grande pasticcio di carne di lepre viene conteso dagli abitanti del villaggio, (sebbene in tempi recenti esso venga tranquillamente servito nei piatti dal vicario). Fino alla fine del’700, vicino Leicester aveva luogo ogni Lunedì di Pasqua una caccia alla lepre nelle colline circostanti.

Nella tradizione buddista si narra di come una lepre si sacrificasse per nutrire il Buddha affamato, bal­zando nel fuoco, così in segno di gratitudine il Buddha impresse l’immagine dell’animale sulla Luna.

In Cina la lepre è considera­ta un animale Yin che viene dal Polo Nord, recando il saluto della Dea della Luna. Amuleti di giada verde raffiguranti la lepre sono costruiti e regalati per augurare la buona fortuna.

Per i nativi americani, la Grande Lepre è l’eroe dell’alba, creatore e trasformatore, padro­ne dei venti e fratello della neve. Simboleggia la mente veloce che supera la forza fisica con l’astuzia.

Per gli antichi Egizi, la lepre era un animale lunare, associato anche all’Est, direzione della Luce. Osiride risorto è simboleg­giato dalla lepre in quanto divinità solare.

I Norvegesi rappresentavano le divinità lunari accompagnate da lepri.

Nel folklore europeo la lepre è stata associata allo spiri­to del grano, dato che ha l’abitudine di nascondersi nei campi di grano fino alla mietitura, tanto che l’ultimo covone veniva chiamato, tra gli altri nomi, “la lepre”. Ma la lepre è stata collegata anche alla fertilità e alla sessualità vigoro­sa, essendo una generatrice veloce e prolifica. I Greci la consideravano sacra ad Afrodite e a suo figlio Eros. Filostrato diceva che il sacrificio più adatto per Afrodite era la lepre in quanto essa possiede il suo dono di fecondità in un grado superlativo.

ALTARE

 L’altare per la Dea Ostara ineggia la primavera e i suoi simboli.

  • Fiori e piante devono essere presenti abbondantemente.
  • Accendete candele gialle, verdi o bianche e incensi o oli essenziali con profumazioni floreali delicate.
  • Piantate semi di piantine per dare il benvenuto alla Dea o come simbolo per seminare nuovi intenti. L’energia primaverile è propizia per seminare nuovi intenti che saranno raccolti nel futuro.
  • Ponete Uova da voi decorate come simboli, come offerta e da mangiare successivamente al rituale.

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