Lanciate in Francia nel 2007 e realizzate in Italia grazie all’Associazione Italiana Amici dei Mulini Storici (AIAMS) a partire dal 2012, le Giornate Europee dei Mulini intendono promuovere e valorizzare gli opifici (mulini, segherie, fucine, follatoi, ecc.) che si affollavano numerosi un tempo lungo i corsi d’acqua, e di cui oggi vi sono importanti esempi ancora funzionanti, con mugnai, fabbri e segantini disponibili a raccontare ai visitatori il funzionamento dei macchinari ed episodi di vita quotidiana, illustrando le tecniche e le storie ad essi collegate.

La manifestazione ha fra i suoi obiettivi anche quello di porre l’attenzione su messaggi importanti ed attuali quali la salvaguardia di edifici con valenza storica e architettonica, la proposta di un turismo educativo, la conoscenza e valorizzazione di siti ambientali spesso incontaminati e, non ultimo, il rilancio di un’attività molitoria capace di trasformare in modo corretto i prodotti di un’agricoltura biologica in farine e prodotti utilizzabili per un’alimentazione sana.

L’associazione conta sui proprietari di mulini che si rendono disponibili ad aprire i loro edifici e ad accogliere il pubblico in queste giornate, illustrandone il funzionamento e le storie che ad essi sono collegate. 

Qui di seguito la Lista dei Mulini Storici aperti in Italia.

NASCITA DEI MULINI

I primi mulini furono probabilmente costruiti nell’area mesopotamica, intorno al secondo millennio a.C. Secondo antichi miti, non suffragati però da documenti o da reperti archeologici, il re babilonese Hammurabi fece irrigare la pianura tra Eufrate e Tigri spostando acqua grazie ai primi mulini a vento.

La tecnica costruttiva dei mulini si espanse successivamente in Egitto, in Cina e in seguito in Occidente. Questo strumento venne perfezionato e conobbe una fioritura senza precedenti proprio in Occidente, nell’anno Mille, diventando il simbolo del progresso tecnologico che caratterizzò quel periodo.

Già i Romani conoscevano il principio del mulino ad acqua; tra i primi documenti riguardanti i mulini ed il loro funzionamento rientrano quelli di Vitruvio, nel suo trattato De Architectura. Nonostante ciò, si ipotizza che i Romani non ne fecero largo uso a causa della grande disponibilità di schiavi, sfruttati come forma alternativa di energia. L’uso di questa tipologia di mulino si diffuse largamente in Europa soltanto nel corso del Medioevo. Nei secoli bui dell’Alto Medioevo, durante i quali l’Europa fu caratterizzata da una profonda arretratezza, il mulino venne utilizzato per macinare il frumento. A partire dall’XI secolo, quando il mondo europeo vide una fase di sviluppo, questo strumento fu impiegato anche in altre attività:

  • il funzionamento delle segherie, nel settore forestale;
  • per azionare i folloni e i telai, nell’industria tessile;
  • per la lavorazione dei metalli, per azionare macine, forge e martelli per forgiatura;
  • per azionare le pompe idrauliche;
  • per sfibrare gli stracci e la pasta di legno con l’utilizzo di mazze e martelli dotati di punte.

TIPOLOGIE DI MULINI

I mulini che si diffusero nel Mille in Occidente potevano essere ad acqua o a vento. A loro volta i mulini ad acqua si suddividevano in diversi tipi: flottanti (così chiamati perché galleggiavano nell’acqua), orizzontali o verticali.

L’ultimo modello era quello più utilizzato e si distingueva in due ulteriori categorie: undershot e overshotNel mulino undershot l’acqua corrente giungeva all’estremità inferiore della ruota e, premendo contro le pale, la faceva muovere. La ruota, una volta azionata, metteva in moto altri ingranaggi all’interno del mulino. Nel caso in cui la ruota avesse opposto troppa resistenza all’acqua, poteva capitare che il deflusso della corrente si interrompesse e il mulino venisse inondato. L’efficienza di questo mulino era scarsa: soltanto del 15-30%.

Il tipo overshot, invece, non aveva le pale, ma era costituito da una sorta di secchi ed era più funzionale. L’acqua vi era condotta dall’alto: cadendo, riempiva in successione i secchi e azionava la ruota per forza di gravitazione e non più per spinta.

La maggior parte di questi mulini aveva ruote del diametro che variava dai 2 ai 4 metri.

Per quanto riguarda i mulini a vento, questi dovevano essere edificati in aree per natura molto ventose. Inoltre, le pale ruotavano solo quando il vento soffiava nella direzione giusta e di conseguenza il loro uso non era continuativo.

Per questo motivo, verso la fine del Medioevo, fu inventato il mulino in pietra, avente sulla sommità una camera rotante, che seguiva il vento senza ridurre il funzionamento dei macchinari collegati nella parte inferiore della struttura.

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